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Un’altra orsa braccata

25 Lug

bear-1564447_1280Eppure non dovrebbe essere particolarmente complesso da capire.
Noi non possiamo sterminare o catturare e ingabbiare ogni animale selvatico che, in qualche modo, potrebbe mettere in discussione la nostra sicurezza. Sarebbe un’impresa impossibile e folle, faremmo prima ad incendiare tutti boschi rimasti per allestire parchi del divertimento e centri commerciali.
Eppure, per la seconda volta, l’aggressione ad un uomo da parte di un orso nei boschi del Trentino scatena la caccia, proprio come nel caso di Daniza che difese i suoi piccoli e che poi venne uccisa.
Ancora non si conosce la sua identità, ma subito, prima ancora dell’indispensabile riscontro del dna, quest’ultima aggressione è stata attribuita a KJ2 un’esemplare di 15 anni e di circa 130 chili che, secondo diverse testimonianze, sarebbe riuscita anche a disfarsi del radiocollare.

Tralasciamo pure il lato demenziale della faccenda, ovvero che i primi cinque esemplari di orso sono stati catturati in Slovenia per essere immessi in Trentino con lo scopo di assicurare la continuità della specie proprio in quei boschi, dove hanno prolificato e dove oggi, in diversi casi, rischiano di essere ammazzati perché creano problemi. Tralasciamo pure che questi problemi, oltre che di immagine turistica, sono anche direttamente economici, visto che, nel 2016 (fonte l’Adige.it) sono stati liquidati ben 73 mila euro per presunti danni da orso.

Concentriamoci invece sulla questione della sicurezza che è poi la reale motivazione addotta per giustificare la caccia, per far mandar giù all’opinione pubblica il fatto che un’orsa, quando si comporta come una qualunque orsa, come un qualunque animale selvatico della sua stazza e della sua forza, debba essere immediatamente ridotta all’impotenza, oppure uccisa.  Subito dopo l’incidente, infatti, una frase che coglie molto bene il concetto è stata pronunciata da un esponente della Lega Nord Trentino: “Vogliamo tornare ad essere padroni a casa nostra”. E per meglio interpretare il senso di questa frase, per centrarlo pienamente nel dibattito sulla convivenza tra umani e animali, basta pensare alla festa organizzata dalla stessa Lega Nord per protestare contro l’operazione di ripopolamento degli orsi, una festa con pranzo a base di carne di orso proveniente dalla Slovenia. Festa annullata a seguito dell’intervento dei NAS che hanno sequestrato la carne (qui l’articolo).

La sicurezza invocata, quindi, più che altro, è quella basata sul dominio del territorio, di tutto il territorio, dominio che vede i suoi abitanti non umani  solo come intriganti elementi decorativi e che, comunque vadano le cose, devono rivelarsi un buon investimento.

E quando allora capita un incidente (ma gli incidenti capitano sempre e ovunque) bisogna costruire l’immagine mediatica del mostro assassino, del killer che deve essere catturato per il bene di tutti. Bisogna suddividere i pochi orsi liberi dei boschi del Trentino in buoni e cattivi, in innocenti e colpevoli. Solo così, infatti, è possibile giustificare intere squadre che battono le foreste con trappole e fucili per catturare un animale selvatico, per mostrare potenza e ostentare  quella sicurezza che nessuno potrà mai garantire davvero.
E la caccia all’orsa, allora, è già partita, senza neppure sapere se si sta braccando davvero l’animale che ha effettivamente partecipato a quell’incidente. Catturare e rinchiudere o uccidere è per ora l’unica soluzione finale presa seriamente in considerazione.

Catturare e rinchiudere o uccidere le tigri, gli squali, i cinghiali, i coccodrilli, gli orsi  perché uno di loro ha aggredito un umano? Solo l’idea mette i brividi da quanto è stupida, irrazionale, superficiale. E’ solo uno squallido tentativo di vendetta che serve a confermare il delirio di onnipotenza sul mondo selvatico, su ciò che ancora rimane di esso.

Pensare che un’orsa possa essere giudicata e condannata alla perpetua prigionia o alla morte solo perché selvatica, solo perché immessa con la forza in un territorio dove ancora non si è abituati alla sua presenza, dove ancora non si è in grado di accettarla e di gestire i problemi che ne possono derivare, è agghiacciante, è il segno di una decadenza culturale, sociale, politica, spirituale. E’ qualcosa che contribuisce e ci avvicina inesorabilmente alla sesta estinzione di massa, quella che sta caratterizzando la nostra epoca, quella già iniziata da tempo e da noi fortemente e continuamente voluta e sostenuta.

Gli orsi liberi in Trentino sono una cinquantina e a differenza di quelli che portiamo sulle magliette, di quelli che vediamo nei cartoni animati, di quelli che vorremmo impacchettare e far vedere ai turisti paganti, hanno il vizio di confrontarsi con noi senza sottomettersi al primo sguardo. Sono molto più grossi e più forti. Sono orsi per davvero. E nonostante le catture, gli studi, i radiocollari e il disturbo ininterrotto della nostra pesante invadenza in ogni anfratto del loro ambiente, delle loro tane, dei loro territori, della loro aria, della loro acqua, della loro libertà insistono a resistere, a fare gli orsi.
E questo non riusciamo a perdonarglielo.