FrancescaEducatriceCinofilaAntispecista

10639658_1488604964713298_5347354383133640365_nIntervista a Francesca Educatrice Cinofila Antispecista

1) Abbiamo avuto il piacere di conoscerti durante uno dei nostri incontri (Antispecismo ad Alta Voce) e dopo poco hai conseguito il titolo di Educatrice Cinofila. Come nasce il tuo rapporto con i cani e con quanti di loro vivi oggi?
Il mio rapporto con i cani è di vecchia data, ho sempre avuto uno o più cani nella mia vita, sono arrivata ad averne una dozzina per casa, insieme a diversi animali considerati “da reddito”; ora convivo e condivido la mia giornata con tre cani. Ho sempre creduto di conoscere questi animali, solo per il fatto che ci sono cresciuta assieme; poi , quando pensavo di sapere tutto, è arrivata una cagnolona che ha messo in crisi ogni cosa; da qui ho iniziato il percorso per educatori ed ho scoperto di non conoscerli affatto! Ho scoperto che in realtà è il cane a conoscere l’uomo e difficilmente il contrario; ho visto anche come la comprensione di un mondo così differente sia difficile e sottile.

2) Un’educatrice cinofila vegan è un’eccezione, o è una felice tendenza che sta aprendo nuovi orizzonti?
A questa domanda sono veramente felice di poter rispondere che sì, è possibile che la cinofilia cognitivo relazionale possa andare verso un orizzonte antispecista. Ai nostri corsi sono molti i vegani e quasi la totalità vegetariani, ai pranzi collettivi è possibile scegliere solo tra questi due menù; gli istruttori durante il corso parlano di antropocentrismo e le porte per la comprensione di altre specie animali sono sempre aperte. Credo che questo sia dovuto alla particolare sensibilità che occorre per capire linguaggi e bisogni così diversi dai nostri; da qui il salto ad estenderla verso altre specie è veramente breve. Ovviamente mi riferisco solo a questi nuovi approcci alla cinofilia perchè molti educatori, o peggio addestratori, sono fermi alla teoria della dominanza.

3) Il nome della tua professione potrebbe risultare un po’ ambiguo. Ma davvero i cani devono essere educati? E a fare che cosa poi: quello che vogliamo noi, quello che noi ci aspettiamo da loro?
D’accordissimo su questo punto! Il nome educatore è fuorviante, non si tratta assolutamente di educare il cane, ma di capirne i bisogni e le motivazioni. La maggior parte dei cani ha problemi comportamentali perché non vengono soddisfatti i loro bisogni fondamentali o perché faticano ad abituarsi ad un mondo frenetico e innaturale come il nostro; non si tratta infatti di educare il cane, ma di mettere cane e umano in relazione profonda, si tratta di far sì che due specie così differenti comunichino tra loro. Attualmente ci sono istruttori che preferiscono farsi chiamare “agevolatori della relazione uomo-cane”, ma si sa, cambiare la terminologia in un campo così vasto a volte è un processo lento. Vedo però particolare attenzione nell’utilizzo di termini più idonei: padrone non è mai utilizzato, meglio compagno umano; non si dà un comando o un ordine ma un segnale; il cane non viene “usato” ma “coinvolto”, non dobbiamo essere il leader ma accreditarci agli occhi del cane. Questa particolare attenzione è voluta proprio per evitare che le rappresentazioni mentali delle persone possano far sì che l’essere umano si metta su un piano superiore ed agisca di conseguenza.

4) Quali sono gli errori più comuni che gli umani compiono nei confronti dei cani che vivono con loro? In alcuni paesi occorre avere un patentino e frequentare il relativo corso. Secondo te dovrebbe essere obbligatorio anche in Italia? Diminuirebbero, in questo modo, i problemi e gli abbandoni nei canili?
Penso che l’errore più comune sia dare per scontato che il cane comunichi come noi, che debba capire il nostro linguaggio; viene spesso considerato come un essere umano più stupido, non come una specie perfetta nella sua diversità e nulla si fa per entrare in un mondo che conosciamo così poco. Ci aspettiamo che sia il cane a capirci in tutto e per tutto e questo perché il cane passa il suo tempo ad osservarci e, non capendo le nostre parole, forse ci capisce meglio di chiunque altro.
Riguardo al patentino, non sono poi così d’accordo, anche se in alcuni casi sarebbe meglio di niente; penso sarebbe più utile insegnare nelle scuole, come una materia, la mente, il linguaggio e i bisogni dei cani (e magari di ogni animale); senza capirci l’un l’altro io non vedo possibile una convivenza multi-specie. Inoltre, in questo modo, diminuirebbero i cani non capiti che finiscono nei canili e i morsi che si prendono i bambini per non aver rispettato le distanze sociali.

5) In molti canili non ci sono figure professionali d’aiuto per i cani problematici, terrorizzati… E ce ne sarebbe un gran bisogno. Secondo te è solo per mancanza di soldi?
Non solo, spesso anche da parte di alcune associazioni animaliste protezioniste il cane non viene capito, queste figure pensano che il cane abbia bisogno solo di cibo e amore, che è già qualcosa, ma il cane ha una scala dei bisogni molto ampia, che non si può ridurre solo a “dargli tanto affetto!” Oltretutto le “coccole” sono una prerogativa umana, nel linguaggio del cane le carezze non esistono e gli abbracci significano tutt’altro, i cani si devono abituare da piccoli a ricevere il contatto umano per capirne il significato e a non tutti piace. Sì, penso che in diversi canili ci sia molto pietismo e poca competenza e comprensione.

6) Qualcosa sta cambiando nella mentalità di chi gestisce i canili? L’idea di un canile aperto, che divenga luogo di cultura, spazio di transito anziché di prigionia a vita riesce a farsi strada?
Sì, qualcosa si sta muovendo, soprattutto al nord, e sono sempre di più i canili che promuovono esperienze di questo tipo, in cui è concesso al cane di fare esperienze differenti fuori dai canili stessi. Ci sono anche strutture che si modificano per aprirsi a nuove idee e movimenti, purtroppo però sono ancora poche.

7) Perchè “chi ama i cani” (comprese molte associazioni cinofile) non riesce a fare il collegamento e continua a dimenticare tutti gli altri Animali? Secondo te la cinofilia dovrebbe essere “smascherata” per il suo atteggiamento specista, o comunque incoraggiata?
Penso di aver risposto in parte nelle domande precedenti: credo che ci siano diversi tipi di cinofilia.
Sia nella cinofilia tradizionale, in cui il cane viene visto solo come una macchina performativa, sia nelle buone intenzioni delle associazioni protezioniste non si apre la mente alla comprensione di un altro mondo fatto di piccoli gesti, di odori e di modi di sentire differenti, credo sia solo questo il punto, aprire la mente ad un altro mondo. L’essere umano si crede superiore puntando tutto sulla sua capacità di ragionamento e di parola… se invece si basasse sul modo di sentire gli odori o di vedere di notte sarebbe il più stupido tra gli animali! Credo che capire altri linguaggi significhi aprire la mente e abbandonare il proprio antropocentrismo. La cinofilia cognitivo-relazionale sta invece aprendo le porte ad altri mondi animali, penso che pian piano qualcosa si stia muovendo in questo ambito. Proprio ultimamente parlavo con un caro amico che da sempre lavora in canile, delle potenzialità che ci sarebbero nel politicizzare questo ramo della cinofilia, di aprirlo ad altre specie, penso sia questo il discorso migliore da fare e non credo sia utile etichettare.

8) La pet therapy prevede l’utilizzo di animali (soprattutto cani) per soddisfare interessi umani. Secondo molti si tratta comunque di una forma sottile di sfruttamento, che ne pensi?
A questa domanda non vi posso rispondere precisamente perché è un ramo che praticamente non conosco, se non per sentito dire. Credo sia difficile non scadere nello sfruttamento, forse, però, non impossibile. Andrebbe fatta ancora maggiore attenzione al benessere del cane perché viene in contatto con situazioni altamente stressanti, in effetti so che inizia ad esserci maggiore attenzione anche in questo campo. Se la pet terapy è solo una delle attività che viene praticata assieme al suo compagno umano, forse potrebbbe diventare un arricchimento anche per l’animale.
Peggiore, invece, è la situazione dei cani per ciechi: subiscono rigidi addestramenti, vengono consegnati, già adulti ed addestrati, ai proprietari, proprio come un attrezzo pronto all’uso, spesso senza valutare i loro bisogni e la maggior parte di loro viene scartata perché non idonea. Vengono considerati i cani con il più alto livello di stress (se consideriamo che non possono mai fare i cani, la cosa non mi stupisce affatto).

9) Che consigli daresti ad una persona che desidera adottare un cane?
Consiglierei sicuramente di andare in canile e salvare un cane piuttosto che comprarlo alla stregua di una merce. Poi consiglierei di scegliere un cane non per l’aspetto fisico ma che, per indole e tipologia, si adatti il più possibile alla vita di chi vuole adottarlo; scegliendo un cane adulto, oltre al fatto che è il gesto più bello, considerando che tutti vogliono un cucciolo, possiamo già avere un’idea del carattere del nostro amico e capire se si adatta al nostro. Consiglierei di pensare bene a quanto tempo possiamo dedicargli, il cane è un animale sociale, non possiamo privarlo a lungo della nostra compagnia, e di considerare anche che ci vuole tempo per guadagnarsi la sua fiducia e il suo rispetto. E’ importante non pretendere tutto subito, i rapporti vanno coltivati ogni giorno, proprio come tra due amici.

10) Come fare per cominciare a costruire un mondo senza canili, senza gabbie, senza catene? Come vedi la Liberazione Animale?
Penso che come prima cosa dovremmo liberare le nostre menti da qualsiasi idea di dominio. Dovremmo conoscere, capire, esplorare ogni realtà diversa dalla nostra prima di poterci definire liberi e, quando comprenderemo la ricchezza che c’è in ogni specie vivente, forse potremo finalmente rispettarla e rispettarci.
(Intervista a cura di Troglodita Tribe)

8 Risposte to “FrancescaEducatriceCinofilaAntispecista”

  1. Sergio Marchese dicembre 27, 2014 a 2:06 PM #

    Mia moglie è istruttrice cinofila con approccio cognitivo relazionale e condivide tutto quanto detto da Francesca in questa bella intervista.
    Sarebbe possibile sapere le generalità complete di Francesca, anche per coinvolgerla in eventuali future iniziative?

    • trogloditatribe dicembre 27, 2014 a 2:33 PM #

      Noi l’abbiamo avvertita della tua richiesta. In caso vi contatterà lei! Grazie per l’attenzione!

    • Francesca dicembre 27, 2014 a 4:30 PM #

      Ciao! sono Francesca, felice di conoscervi, se volete possiamo sentirci per mail, la mia è samo642@hotmail.com. A presto ciao!

  2. martina dicembre 27, 2014 a 3:39 PM #

    Sono vegan e antispecista in formazione come educatore cinofilo e spero poi Istruttore, finalmente si è dato spazio a spiegazioni che da tempo campeggiano tra due schieramenti perchè il sentore attuale è che se una persona decide di intraprendere questa attività per forza non può essere animalista e soprattutto antispecista ma non è per niente vero, riconoscere la diversità della specie in tutti i suoi bisogni è il potere più alto dell’animalismo, solo riconoscendo la vera natura e le reali necessità fisiologiche dell’animale che ho davanti lo rispetto veramente, una delle persone che ha aperto il campo in questi anni alla cinofilia con l’approccio Cognitivo Zooantropologico dice sempre che si maltratta sia con le botte che con coccole e biscotti. Da volontaria di canile confermo di aver visto animali condannati a non trovare nuove famiglie perchè dei volontari han deciso così senza avere le competenze per affrontare la situazione, lunga vita ai volontari dal cuore d’oro, ma definiamo i ruoli e aiuteremo molti più animali.

    • trogloditatribe dicembre 27, 2014 a 4:34 PM #

      E’ vero, spesso (anche noi siamo stati volontari per anni in un canile) gli animalisti o anche le associazioni che gestiscono i canili si preoccupano tanto della raccolta fondi per il cibo (certamente importante), ma riservano scarsa attenzione all’aspetto sociale, alla promozione di nuovi approcci e diverse aperture. Considerano il canile come una sorta di proprietà da difendere, dove nessuno può interferire, ogni proposta innovativa è vissuta come un attacco al loro operato.
      Speriamo che questi nuovi progetti e questi nuovi approcci possano cambiare radicalmente il concetto di canile, fino a superarlo, fino a chiuderli tutti e ovunque.

  3. mark dicembre 29, 2014 a 1:01 PM #

    Ciao francesca, non ci conosciamo. Mi è molto piaciuta la tua intervista. Sono un educatore anche io e credo che siamo in tanti ad interrogarci su come costruire dei ponti fra liberazione animale e cinofilia ‘evoluta’. Riflettevo sulla tua risposta in merito alle associazioni protezioniste che gesticono tanti canili. Spesso questi animalisti si rifiutano anche di dare in adozione animali a persone che non sono come loro; convinti di conoscere i cani in particolare, giudicano gli adottanti in base a parametri tipici di una visione pietistica -come dicevi tu. Arrivando a sostenere che i cani nel loro canile tuttosommato stiano bene. Colgo l’occasione per approfondire, per il bene dei cani ovviamente.

    • Francesca gennaio 3, 2015 a 12:12 PM #

      Ciao Mark, si forse siamo ad un punto in cui è giusto approfondire queste tematiche. Sono molte le associazioni animaliste che non si rendono conto dei reali bisogni di un’animale. Ci sono rifugi che semplicemente hanno gabbie un pò più grandi e quindi “dorate”, ma io penso che una gabbia sia sempre una gabbia e che dovremmo aspirare a qualcosa di più che salvare animali per farli vivere in un recinto. Per mia esperienza personale, ho spesso provato ad adottare gatti da situazioni difficili, ma queste fantomatiche associazioni me li hanno sempre rifiutati, perchè vivevo in campagna(oltretutto lontano da strade), questo è un esempio calzante di come antropomorfizziamo l’animale, credendo che un gatto debba vivere chiuso a vita in un appartamento, perchè in campagna ci sono troppi pericoli…. Addirittura ho avuto la spiacevole esperienza di provare ad adottare un cane da una grande e famosa associazione animalista-protezionista-pietista; il cane era anziano,malato,triste con tendenze autolesioniste, beh dopo avermi tenuto in ballo per 6 mesi, in cui ho dovuto richiamare ogni settimana, sentendo inventare scuse, dovendo parlare con ognuno dei carcerieri, e senza mai una visita pre-adozione, mi son sentita negare il cane, dicendo che il cane stava meglio li, perchè era sempre stato li. Il cane aveva segni evidenti di stress e nessuno sembrava notarlo, nessuno si è mosso per agevolare un’adozione che nessun altro avrebbe mai richiesto, purtroppo questo cane è ancora lì e dovrà passare gli ultimi anni della sua vita in una triste gabbia, invece di sentirsi amato in una casa. Purtroppo da amicizie in comune ho scoperto che questo è il modus operandi di questa associazione animalista, ogni cane che ha morso o è scappato o è anziano non viene mai riabilitato e proposto in adozione, associazione che ogni anno raccoglie migliaia di euro per salvare gli animali! A volte sono proprio gli animalisti a fare più danni scadendo nel pietismo e non rendendosi realmente conto dei bisogni di un’animale.

  4. mirella gennaio 19, 2015 a 11:35 PM #

    Grandeeeee!!!!! Sei un mito!!!!!Quante cose ho imparato da te, sui cani e soprattutto sulla vita in generale !!!!!

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